Libro V – Versetti 1240-1295
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Proseguendo, scoprirono il rame, l’oro, il ferro,
e anche il peso dell’argento e il potere del piombo,
quando incendi riarsero in fiamme le immense foreste
su grandi montagne, sia che fosse caduta una folgore dal cielo,
sia che gli uomini, ingaggiando guerre nei boschi,
avessero scagliato il fuoco per atterrire i nemici,
sia che indotti dalla bontà del suolo volessero aprire
fecondi terreni o mutare le campagne in pascoli,
o uccidere belve e arricchirsi del loro bottino.
Infatti cacciare con fosse e con fuoco ebbe inizio già prima
che cingere i boschi di reti e braccare con i cani.
Comunque, per qualsiasi ragione il divampare delle fiamme
avesse divorato con terribile strepito le selve
dalle profonde radici, e cotto la terra con il fuoco,
dalle vene roventi emanavano e confluivano
negli incavi del suolo ruscelli d’oro e d’argento,
e insieme di rame e di piombo; e gli uomini, al vederli più tardi
rapprendersi e risplendere in terra di vivi colori,
erano presi da incanto per il liscio e aggraziato nitore,
constatando che erano formati con la stessa figura
della concava impronta terrestre prima occupata da ognuno.
Allora li penetrava l’idea che i metalli, liquefatti al calore,
potessero colarsi in qualsiasi forma ed effige di oggetti,
e che inoltre, forgiandoli, potessero trarsi ad arbitrio
in cuspidi aguzze e affilate di punte,
cosi da dare a se stessi appropriati arnesi per abbattere i tronchi,
sgrossare il legname, radere levigate le travi,
e aprirvi fori e fessure che le attraversassero.
Dapprima a tal uso impiegavano l’oro e l’argento
come il robusto rame adatto agli sforzi violenti,
ma invano, poiché la tempra di quelli si piegava vinta,
né poteva ugualmente resistere al duro lavoro.
Dunque il rame fu in pregio maggiore, e l’oro in disuso
per l’inutile impiego, mussato nelle deboli punte.
Ora il rame è spregiato, e l’oro seguito nel pregio.
Così il tempo avvicenda il turno di tutte le cose.
Ciò che prima ebbe onore, diventa di nessuna importanza;
e subito altro lo segue ed esce dall’antico dispregio
e ogni giorno di più si ricerca, e scoperto fiorisce
di lodi e tra gli uomini vive in mirabile stima.
In qual modo sia stata scoperta la natura del ferro
adesso, o Memmio, ti è facile apprendere da solo.
Antiche armi furono le mani, le unghie, i denti,
e le pietre e le schegge di rami di selva,
e le fiamme e il fuoco appena furono noti.
Più tardi fu scoperta la forza del ferro e del bronzo.
Ma l’uso del bronzo era noto già prima di quello del ferro,
poiché è di natura più duttile ed è più abbondante.
Col bronzo dissodavano il suolo, col bronzo destavano
i flutti della guerra, seminavano atroci ferite, predavano campi
e bestiame; infatti tutto ciò che fòsse inerme e nudo
cedeva facilmente a chi era munito di armi.
In seguito apparve man mano la spada di ferro,
e cadde in disuso la foggia della bronzea falce;
col ferro cominciarono a fendere la superficie del suolo,
e furono resi incerti i guerreschi conflitti.
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